Ritual Lab aprì ufficialmente come birrificio nel 2015, dopo una breve ma convincente esperienza come beer firm. Sin da subito l’obiettivo fu di produrre birre di alta qualità, caratterizzate dall’attenta selezione delle materie prime e dal rispetto dei tempi di produzione, soprattutto in termini di maturazione. Giovanni Faenza, fondatore e birraio, si era formato sulle basse fermentazioni della tradizione tedesca e attuò alcuni principi di tali birre alla gamma di Ritual Lab: puntò alla bevibilità anche su stili non direttamente riconducibili alla scuola teutonica e puntò a lunghe maturazioni a freddo, al fine di ottenere prodotti puliti e armonici. Nonostante la sua formazione brassicola, Giovanni mostrò una spiccata propensione alla sperimentazione e allo studio delle moderne tecniche di produzione, riuscendo a mantenersi sempre aggiornato e ad applicare quanto appreso direttamente in sala cottura.
Gli esordi di Ritual Lab furono esaltanti e portarono a una crescita continua dell’azienda, che portò all’ampliamento dell’impianto di produzione e alla nascita di nuovi progetti paralleli. Nel 2018 fu rinnovata la sala cottura, ingrandita la cantina con l’ingresso di nuovi tank di fermentazione e acquistata una nuova macchina imbottigliatrice. Nel 2019 è stata inaugurata la bottaia con il progetto di affinamenti in legno, la cui prima incarnazione è stata la Papanero, una Imperial Stout rilasciata in diverse versioni. Il programma di maturazioni si avvale di oltre 75 barrique e alcune botti grandi da 600 litri, in cui le birre riposano da un minimo di diciotto mesi a un massimo di tre anni. Nel 2022 è iniziato il lavoro per una linea parallela di birre acide, che ha visto la luce a fine 2024. Nel 2023 infine è cominciata la produzione sistematica di lattine, un contenitore che ha affiancato le bottiglie e i fusti.
Ritual Lab ha conquistato il titolo di Birrificio dell’anno nelle edizioni 2020, 2022 e 2024 del concorso Birra dell’anno di Unionbirrai.
Ritual Lab ripone grandi aspettative dal progetto Open Hub, poiché ritiene che possa fornire visibilità ai birrifici e alla birra artigianale italiana nel complesso, allargando il bacino dei consumatori. L’auspicio è che la diffusione delle birre Open Hub alimentino nel pubblico generalista un interesse per le produzioni standard di Ritual Lab, con ripercussioni positive sull’attività del birrificio. Inoltre è considerata molto positiva la scelta del fusto come unica modalità di confezionamento, perché garantisce alti livelli qualitativi evitando i problemi legati ad altri tipi di contenitore.
La passione per la birra artigianale talvolta nasce da un viaggio in un’importante nazione brassicola, come Germania, Belgio o Regno Unito. Per Giovanni Faenza, birraio e fondatore di Ritual Lab, la scintilla scoccò durante una vacanza nel meno scontato Perù, quando entrò in contatto con la Chicha, l’antica birra locale di mais fermentato. Giovanni era appassionato di vino e aveva studiato come sommelier, ma tornato in Italia fu totalmente rapito dall’esperienza in Sudamerica: cominciò così a interessarsi di birra artigianale e di homebrewing, l’hobby della produzione casalinga.
La sua attitudine lo portò a spingersi oltre. Ebbe l’opportunità di affiancare per due anni un mastro birraio specializzato in basse fermentazioni, che aveva lavorato per trent’anni in Carlsberg e che fu il suo principale maestro. Giovanni acquisì una profonda conoscenza delle dinamiche produttive finché decise, nel 2014, di lanciare il suo marchio birrario, inizialmente nella forma di semplice beer firm. Il riscontro del mercato fu subito positivo, tanto che solo un anno dopo Ritual Lab divenne un birrificio a tutti gli effetti.
La formazione di Giovanni sulle basse fermentazioni lo convinse a uscire sul mercato con una Pils, uno stile che all’epoca era in controtendenza rispetto alle tendenze del mercato. Quella scelta si rivelò vincente, perché riuscì a intercettare la nascente richiesta per birre generosamente luppolate, ma semplici da bere e dal profilo maltato semplice e pulito. Sin dalle prime creazioni Giovanni Faenza mostrò la capacità di aggiungere un pizzico personale agli stili della tradizione, sperimentando in maniera mirata e arguta.
Giovanni Faenza è stato eletto Birraio emergente nel 2017 e Birraio dell’anno nel 2020, piazzandosi sempre sul podio nelle ultime tre edizioni del concorso.
© Copyright 2025 Baladin -
Pagamenti sicuri -
Condizioni di vendita -
Condizioni di spedizione -
Privacy Policy -
Cookie Policy
- Disclaimer - Selezione Baladin SRL P.IVA 02947730046